Raccontaci tua storia: quanti anni hai, dove vivi, quanti figli hai, com’è stata la tua relazione
Ho incontrato il mio ex marito dopo un periodo molto lungo in cui ho vissuto da sola; anzi, a ben pensarci, ho vissuto da sola da sempre, perché sono orfana di entrambi i genitori – i miei li ho persi molto presto – e quindi ho imparato a a bastare a me stessa… non è che facessi molta fatica.
Quando l’ho incontrato, mi sono innamorata pazzamente, e siamo andati a vivere insieme quasi subito: la mia aspettativa era quella di farmi una famiglia. Per carità, ero consapevole che nulla è mai per sempre; ma la mia prospettiva era quella, probabilmente anche perché, non avendo mai avuto una famiglia da fanciulla, evidentemente ci contavo molto. Il mio ex marito e io abbiamo sempre avuto un rapporto molto buono, e anche adesso l’abbiamo recuperato: lui è sempre stato una persona estremamente disponibile, e ancora oggi, se può, mi aiuta. Fondamentalmente è un buono, e ha un unico difetto: è un traditore, un traditore seriale.
Mi aveva già tradito quando avevo i bambini molto piccoli. Io non avevo ancora un lavoro sicuro, e non avendo, all’epoca, il sostegno della mia famiglia alle spalle, decisi di metterci una pezza e provare a recuperare. La relazione a due è stata in parte recuperata, anche se forse avremmo dovuto rivolgerci a un terapeuta familiare, perché le ferite non si sono mai sanate del tutto e probabilmente questo ha minato il nostro rapporto.
Più o meno dieci anni dopo io mi sono nuovamente accorta che doveva esserci un’altra donna e a quel punto non ho più potuto passarci sopra; anche perché i miei figli, nel frattempo, erano diventati due adolescenti di 13 e 15 anni, che capivano quello che stava succedendo e quindi io non avrei potuto assolutamente far finta di niente. Il mio ex non sarebbe andato via di casa, avrebbe voluto continuare a vivere insieme: ognuno avrebbe fatto la propria vita, ma io non ho potuto accettare. La prima reazione del mio ex marito a suo tempo è stata: “In fondo ci vogliamo bene, possiamo continuare a fare ciascuno la nostra vita”.
Io stavo male, ma anche se non fossi stata male, anche se la cosa mi avesse potuto lasciare più o meno indifferente, davanti ai nostri figli non potevo dare questo esempio: avrei comunque scelto la separazione.
Come hai affrontato la crisi?
Ecco, la separazione: quella è stata un po’ turbolenta, perché lui non voleva andar via di casa. Anzi, dapprima non voleva neanche ammettere il tradimento: quindi ci ho messo un po’ di tempo a farglielo ammettere e quando l’ha ammesso – perché le prove erano schiaccianti e non ha più potuto negare – ci sono voluti altri sei mesi per farlo uscire di casa. La cosa grave è che nel momento in cui è andato fuori di casa non ha solo abbandonato me, ma soprattutto ha abbandonato i figli; perché i figli li vedeva pochissimo, e quando li vedeva c’era sempre la figura della sua nuova compagna che incombeva, che chiamava, che telefonava, sempre quando lui vedeva i bambini. Insomma, è stato un disastro. Quindi, per un certo periodo un po’ ci siamo accapigliati, soprattutto perché io cercavo di fargli capire che la relazione con i suoi figli era molto importante.
Tra le cose peggiori che ha fatto ce ne sono un paio veramente pesanti. La prima è accaduta appena lui è andato via di casa. Era ai primi di settembre, io avevo appena cominciato la scuola. Avevo programmato una gita scolastica per l’inizio della scuola: dovevo portare una classe in montagna e non ho trovato nessuno che mi sostituisse, così ho chiesto a lui se per quei giorni poteva stare a casa coi ragazzi. La sua risposta è stata “Sì sì, non c’è problema.” Una volta arrivata in alta montagna, dove non potevo più tornare indietro, una sera ho telefonato e ho scoperto che i ragazzi erano a casa da soli: lui aveva cucinato per loro il pranzo e la cena, ma poi era andato a dormire dalla compagna e li aveva lasciati da soli. Ti lascio immaginare la mia ansia, ero in un posto isolato, non potevo in nessun modo muovermi per raggiungerli. Erano comunque piccoli: il maschio si avviava ai 14 anni (nel 2010) e la femmina ne aveva 16. Secondo me era già una situazione da denuncia, perché, comunque, anche il maggiore aveva meno di 14 anni; e poi, un conto è lasciarli da soli tutto un pomeriggio, un conto è farlo di notte.
Poi sono successe altre cose, tutte in rapporto alla relazione coi nostri figli. La cosa più grave, che sarebbe stata anche quella da denuncia, è successa nelle uniche vacanze che ha fatto con loro, il primo anno. Per stare nei patti della separazione avrebbe dovuto fare con loro venti giorni, ma lui se li era già ridotti a dieci. In più, è partito in camper e a metà strada ha comunicato che stavano andando a casa della sua compagna. Il grande, in particolare, si è ribellato e gli ha risposto: “Assolutamente no, piuttosto mi riporti a casa”. A quel punto ci sono stati un po’ di litigi con questa nuova compagna e, alla fine, arrivati a Senigallia, lui li ha lasciati in un’area camper ed è andato a dormire dalla compagna. Li ha abbandonati da soli; e neanche in un campeggio, in un’area camper! In più, ha raccomandato loro: “Soprattutto, non ditelo alla mamma”. Io, però, l’ho scoperto il giorno dopo, in quanto mia figlia ne ha parlato con la cugina, la cugina lo ha detto alla madre, e la madre ovviamente mi ha avvertito. Allora l’ho chiamato e gli ho intimato: “Non vi azzardate mai più a fare una cosa del genere, perché questa è una cosa gravissima”. In camper poteva veramente succedere di tutto.
La cosa che mi ha lasciato esterrefatta è che, in fondo, lui è una brava persona: evidentemente aveva proprio perso la testa, aveva perso il lume della ragione, non riusciva più a connettere. In quel momento probabilmente esisteva soltanto lei, la nuova compagna. Lasciamo perdere i giudizi su di lei: certo, lei non ha neanche capito che forse lui doveva anche avere degli spazi suoi con i figli. Lei aveva una figlia, era una ragazza madre, e con il mio ex si è creata la famiglia che non aveva. Inoltre questa donna ha 22 anni in meno di lui: lui all’epoca era un cinquantenne che, come dire, veniva guardato e amato da una poco più che trentenne. Lui aveva 54 anni e lei 32. Io credo che se lui avesse avuto la capacità di mettere dei paletti a favore dei figli, il loro rapporto si sarebbe smontato: lei non avrebbe accettato soluzioni intermedie. Invece lui si è fatto completamente trascinare e ha dimenticato i figli, cosa che per loro è stata deleteria.
Come vivono oggi i tuoi figli?
I miei figli hanno vissuto malissimo la situazione, non tanto per la separazione in sé – anzi, mia figlia è stata perfino contenta, perché lei col papà non è mai andata molto d’accordo – ma quando si sono resi conto di essere stati completamente abbandonati: lì sono nati i problemi. Mia figlia mi ha fatto fare il giro di tutti i pronto soccorso della città, perché ogni tanto le veniva un mal di stomaco lancinante: sembrava che le si stesse bucando lo stomaco. Oppure, a scuola aveva attacchi di mal di pancia che sembravano un’appendicite fulminante, tanto che una volta l’hanno portata via in ambulanza con le sirene spiegate. Me ne ha fatti due o tre di questi episodi: probabilmente, inconsciamente ce l’aveva col padre, che era totalmente inesistente. Racconto un altro episodio, tanto per dare l’idea di cosa è significato per loro: riguarda il primogenito, che sembrava avere reagito meglio, che sembrava più solido. Un giorno gli ho parlato e lui non mi ha sentito, per cui ho dovuto ripetere quello che avevo detto, cosa che capitava spesso col mio ex marito; allora ho sbottato dicendo: “Sei proprio uguale a tuo padre”, e lui si è messo a piangere a dirotto. È stato come se gli avessi fatto un insulto pazzesco. Giusto per dare le dimensioni della sofferenza subita da miei figli. Per carità, io ho sofferto molto, ma loro molto di più; soprattutto, io ero adulta, e adesso che ho metabolizzato è tutto superato, non mi dà fastidio più di tanto. Avevo gli strumenti per metabolizzare: ci ho messo un po’, ma poi ci sono riuscita. Credo, invece, che questo abbandono loro se lo porteranno dietro a vita. Questo è il mio rammarico. Se ho ancora un motivo di rabbia nei suoi confronti è questo. Certo, ho fatto molta fatica, perché tutte queste azioni che lui ha compiuto erano da denuncia penale. Io non ho mai voluto procedere, perché sarebbe ancora peggiorato il rapporto con i miei figli e ad avere la peggio sarebbero stati loro. Avrei fatto del male più a loro che non a lui e quindi ho sempre cercato di ricomporre le fratture anche nei confronti dei ragazzi, perché c’è stato un momento loro non volevano neanche più vederlo. Perché naturalmente, sai, aggiungi cosa a cosa. Mi dicevano: “perché noi dobbiamo vedere il papà? Ci vediamo un’ora a mangiare, poi lui si addormenta, quando non dorme telefona a lei che lo tiene al telefono tutto il tempo; perché mai dovremmo andare a pranzo con lui?” Era l’unico momento in cui li vedeva.
Adesso il rapporto è un po’ migliorato, per modo di dire: si vedono un’ora, se va bene una volta alla settimana, quasi sempre in mia presenza, e questa è la mia penitenza perché venendo qui a casa non posso evitare di esserci anch’io.
Io ho sempre ragionato nell’ottica di pensare al bene dei miei figli più che al mio, più che a ottenere magari con la ripicca. Dico questo perché spesso ci sono degli uomini che te ne fanno talmente tante che ti dici: no, gliela devo far pagare, e magari sul momento avresti anche ragione (parlo dal mio punto di vista naturalmente, credo che ci siano anche donne che ne combinano altrettante); però è sempre bene provare a ricomporre, per il bene dei figli. È un po’ come quello che succede ogni tanto a scuola: a volte ci sono degli insegnanti, dei colleghi un po’ strani e i ragazzi si alterano subito; io quello che dico loro è: “Se aprite il contenzioso ci rimettete solo voi”, perché dall’altra parte se uno non capisce non capisce, non c’è modo di ricomporre le cose. Almeno non litigando qualche volta puoi anche smuovere qualcosa, ma litigando mai.
Le conseguenze sui miei figli non te le so ancora dire. Certo è che al liceo ancora ancora le cose sono andate bene, ma adesso, all’università, mi stanno facendo vedere un po’ i sorci verdi. Non so dire se è una conseguenza della separazione; se fossimo stati tutti e due in casa, non ti so dire se sarebbe stato diverso. Oggi i ragazzi mi sembrano relativamente sereni.
Hai avuto problemi economici?
Inizialmente i problemi economici sono stati abbastanza rilevanti, soprattutto quando i ragazzi hanno cominciato l’università; perché lui, non solo si è fatto questa nuova compagna, ma alla magnifica età di 58 anni ha avuto con lei un figlio, e all’età di 60 ne ha avuto un altro. Lei aveva già una figlia, di fatto con uno stipendio molto basso; e così, nella pratica, lui si è ritrovato a mantenere cinque figli. Quindi, non sempre mi dà tutto quello che dovrebbe, soprattutto per le spese straordinarie, naturalmente quando loro hanno iniziato l’università ho faticato molto. Poi, per carità, ce la si fa sempre; ma rispetto al tenore di vita che avevamo prima ho dovuto veramente ridimensionarmi, e anche ridimensionare i ragazzi. Sai, noi siamo passati dal fare due mesi di vacanza all’anno a farne due settimane, e a volte neanche complete. Anche perché loro sono parecchio in ritardo con l’università; e perciò, o le vacanze se le pagano loro, oppure non gliele faccio fare. Io ho cominciato a guadagnare un pochino di più e quindi adesso me la cavo un po’ meglio; certo, non riesco a risparmiare. Ora vedremo se andrà un po’ meglio con la ragazza che lavora, anche se, probabilmente, se il lavoro di lei si stabilizzerà lui non mi darà più nulla. Se la assumono stabilmente, lei mi verserà la parte che mi dava il padre. Anche perché lui è lavoratore autonomo e in questo periodo ha diminuito un po’ il lavoro; non come se fosse un ristorante o un bar, perché i pezzi di ricambio delle auto si continuano a vendere, ma siccome giriamo tutti un po’ meno, le macchine si rompono di meno.
Cosa vorresti dire a chi come te sta vivendo questa esperienza? Hai dei consigli, qualcosa che ti verrebbe da dire a chi ha problemi come i tuoi, come i nostri?
Quello che ho sempre detto un po’ a tutti è di fare un respiro profondo, certamente di leccarsi le ferite, ma non fissarsi sulla ferita inflitta: di cercare di andare oltre, perché se ci si fissa sulla ferita, su quello che si è perso, non si va da nessuna parte. Il trauma non si supera. Perché se ci si ferma sul dolore che ti è stato inflitto, ci si gira poi sempre intorno, e non si riesce a superare Il momento. Devo dire che probabilmente io sono riuscita a farlo soprattutto perché ho visto la sofferenza dei miei figli e quindi ho cercato, per dare serenità a loro, di dare serenità a me stessa: perché solamente dando serenità a me stessa potevo infonderla anche a loro. Poi, sai, ogni storia è a sé.
Devo dire la verità: quando io volevo litigare il mio ex non mi dava molta sponda: io ho sempre discusso con lui, ma soltanto sulla gestione dei figli. Non è che lui avesse delle reazioni per cui si potesse innescare in me un’altra risposta violenta: lui era un punching-ball, un muro di gomma, e quindi alla fine mi sono detta: va beh, ma perché mi devo avvelenare la vita? Non capisce? Pazienza, i miei figli lo capiranno, prima o poi metabolizzeranno che il loro padre è così. Io non so se lui le cose se le facesse scivolare addosso, però non reagiva, perché lui è uno che fugge; non evitava il conflitto, perché quando era in casa lui era abbastanza conflittuale, però la mia sensazione è che se lui si sente in colpa cerca di svicolare, e quindi magari ci stava anche male. Io questo non te lo so dire, magari ha reagito con l’ulcera. Bisogna sempre mettersi nei panni degli altri, ma con lui mi è venuto un po’ difficile. Però non posso essere certa che gli scivolasse proprio tutto addosso: quello che è certo è che evitava il conflitto. Se io gli dicevo: “Scusa, non sarebbe bene che tu almeno un week end prendessi i ragazzi, che faceste qualcosa insieme?”, lui rispondeva sempre “Vediamo”, ma poi non lo faceva mai, perché per fare così avrebbe dovuto litigare con la compagna; ci sono state tante di queste piccole cose. E quindi il mio consiglio è: stringere i denti ed evitare i conflitti in tutti i modi possibili, perché appunto solo con la nostra serenità si può superare tutto. Finché siamo arrabbiati rimaniamo fissi nel dolore. Comunque, per me sono passati tanti anni e ora va meglio: se uno dopo tanti anni ha ancora del risentimento c’è qualcosa che non va, credo, o comunque è un segnale che non ha ancora trovato il modo di uscirne.