Come dice una canzone di Alessandra Amoroso:
“Ci vogliono forza e coraggio
Anche se chi ti ha già deluso
Doveva darti ancora il peggio di sé
Per imparare a stare in piedi
E per amarsi più di ieri
Per la vita che scegli di fare
Per sbarcare in un giorno migliore
Ci vogliono forza e coraggio!”
Sono cresciuta in una famiglia con un padre molto severo, che mi ha sempre lasciato pochissima libertà: di uscire con gli amici ma, soprattutto, di scegliere! Bisognava sottostare alle sue regole e al suo pensiero e io, che osavo ribellarmi e osavo avere un mio pensiero, delle mie idee, ero ovviamente la pecora nera della famiglia.
Ha voluto sempre mettere il becco nelle mie scelte, era sempre pronto a criticarmi; potevo stare tranquilla che qualunque scelta facessi, qualunque desiderio avessi, qualunque persona frequentassi, per lui non andava bene.
Mio padre è stato un uomo sicuramente forte e geniale: si è laureato in matematica in 4 anni, ovviamente con i massimi voti, e facendo in questi 4 anni anche il militare; ha messo in piedi un’azienda di 70 dipendenti che ha fatto crescere per circa 30 anni, e poi l’ha venduta a una grande multinazionale; era uno che non accettava le sconfitte e che per raggiungere i suoi obietti sfoderava una forza di volontà difficilmente riscontrabile in altre persone. Purtroppo, però, non è mai stato bravo nelle relazioni interpersonali: difficilmente manifestava affetto, anche se sono certa che mi abbia sempre voluto bene, ma mai un abbraccio, una carezza, un bacio e tanto meno una parola gentile.
E io, d’altro canto, non ho mai condiviso alcune sue scelte, come il fatto che a un certo punto abbia iniziato a frequentare un’altra donna, seppure fosse ancora sposato con mia mamma, e poi con questa donna ha avuto una bambina, ma con mia mamma non si è mai lasciato e ha portato avanti entrambe le relazioni “alla luce del sole” ,come diceva lui. Facevamo il Natale in 6 (io e mio fratello di 5 anni più piccolo, mia mamma, mio padre, la sua amante e la mia sorellastra) e io vedevo 2 donne ai suoi piedi, completamente a sua disposizione, che annullavano se stesse, che preparavano allegramente insieme la cena di Natale. A Milano viveva con mia mamma ma poi andava in vacanza con l’altra famiglia. Io avevo 15 anni e pensavo che fosse tutta una follia, ma dovevo accettare di buon grado la situazione senza protestare.
In un’estate degli anni Novanta sono riuscita a crearmi una compagnia di amici in montagna, dove andavamo sempre a trascorrere le vacanze estive e invernali, e all’interno di questa compagnia ho conosciuto quello che oggi è il mio ex-marito. Due anni dopo abbiamo iniziato a frequentarci e lui si è subito palesemente innamorato di me, io ci ho messo 1 anno per convincermi, ma poi è nato l’amore.
Avevamo 20 anni, siamo stati insieme 6 anni in cui niente è stato facile. Il rapporto complicato con mio padre ha messo mille ostacoli: tutto si doveva far alle sue condizioni, lui doveva gestire e controllare tutto. Noi non abbiamo potuto fare altro che sottostare alle sue regole. Il mio allora fidanzato è stato molto comprensivo, aiutato dal fatto che anche lui aveva un padre severo e una famiglia che lo limitava molto. Appena laureato, fortunatamente ha trovato subito lavoro, poi mi sono laureata io e anche per me il lavoro non è stato un problema. Appena abbiamo potuto, ci siamo sposati! Finalmente avevo conquistato la tanto agognata libertà! Ero felice, pensavo di aver trovato il mio “porto sicuro”, un uomo che mai mi avrebbe tradita, un uomo che metteva al primo posto la famiglia, un uomo pieno di valori che credeva e dava un valore speciale al matrimonio.
Nei primi 3 anni di matrimonio ci siamo goduti la vita, uscivamo con gli amici, abbiamo fatto qualche viaggio, eravamo spensierati. Poi abbiamo deciso che eravamo pronti per un figlio ed è nato il primo figlio, una gioia immensa già dal test di gravidanza! Dopo qualche anno è arrivato il secondo figlio, entrambi cercati e amati. Nonostante la stanchezza per le fatiche quotidiane con due bambini piccoli, ero felice: il mio desiderio di avere una famiglia “normale” si era realizzato. Ed ero convinta che fossimo felici entrambi.
Dopo qualche anno, il primo colpo di scena. Una mattina, all’improvviso, a mio marito è venuta una crisi epilettica. Dal nulla. Uno spavento immenso, pensavo fosse morto, ma poi per fortuna si è ripreso. Sono seguiti accertamenti e inizialmente la diagnosi era incerta. Forse epilessia, forse una congestione. Dopo alcuni mesi ha avuto altre crisi, e ha dovuto iniziare una cura farmacologica. Ci ha messo un anno ad abituarsi ai farmaci che gli davano tanta stanchezza e sonnolenza. Dopo un anno di cure, in primavera, finalmente vedevamo la luce: sembrava che la cura facesse effetto, niente più crisi, e lui era tornato a stare bene. Abbiamo iniziato finalmente a goderci la vita con i nostri bambini, che intanto avevano 2 e 6 anni. Non potevo desiderare niente di meglio dalla vita e mai avrei immaginato quello che mi aspettava.
Dopo l’estate mio marito ha dovuto intensificare i ritmi di lavoro per dei progetti che stava seguendo. Mi tranquillizzava dicendo che era solo un periodo, che dei suoi clienti dovevano partire con dei progetti importanti a gennaio, che poi sarebbe tutto tornato come prima: lui che arrivava a casa presto per stare con i bambini, per giocare con loro, per aiutarmi, per stare insieme. Io mi fidavo ed ero serena, anche se la sua assenza dalla vita familiare si faceva sentire in termini di fatica.
Nelle vacanze di Natale sono andata al mare con mia mamma e i bambini, per fargli cambiare aria, visto che erano spesso malati. Una sera ho sentito mio marito al telefono dopo cena, come sempre, e ci siamo dati la buonanotte. Io poi mi sono messa a lavorare, facevo la traduttrice e lavoravo da casa. Verso le 22 è suonato il mio cellulare: era ancora lui, e mi sono stupita perché ci eravamo sentiti da poco. Ho sentito che parlava con una ragazza, l’ho riconosciuta subito: era una ragazza della compagnia che conoscevamo da secoli, con cui lui è sempre stato amico. A me invece non è mai piaciuta, perché è sempre stata una ragazza di poco spessore. So che si sentivano ogni tanto e che quando ero via con i bambini si erano visti qualche volta per un aperitivo. Lei si era lasciata in primavera con un fidanzato con cui era stata per tanti anni e prima dell’estate l’avevamo pure invitata a cena a casa nostra perché non aveva mai visto il nostro bimbo più piccolo. Ma io mi fidavo ciecamente di lui, e anche se in fondo forse un po’ di gelosia c’era, gli ho sempre lasciato la massima libertà. Durante la telefonata del 5 gennaio, che ovviamente gli è partita per sbaglio, in realtà parlavano di lavoro, non ho sentito niente di compromettente. Per scherzare gli ho mandato un messaggio per fargli capire che gli era partita la chiamata e che avevo sentito che parlava con lei. Lui, con la coda di paglia, mi ha subito risposto di non travisare le cose, che era solo un’amica. Dalla sua risposta ho capito peròche c’era qualcosa di sospetto, ma ho cercato di zittire la vocina dentro di me che lanciava un campanello di allarme. Ero convinta di potermi fidare, non volevo fare la moglie gelosa. La notte non ho dormito, avevo una strana sensazione, ero agitata.
La mattina dopo stavo facendo colazione con i bambini. Mia mamma era uscita. Ho ricevuto un suo messaggio “Come stanno i bambini? Tu immagino”. Gli ho chiesto cosa dovessi immaginare. Mi ha risposto “Avrai capito che sono innamorato di lei”. Un colpo al cuore. No, non l’avevo capito, ma lui mi ha spiattellato la cruda realtà sotto gli occhi con un messaggio. Ho fatto finta di niente con i bambini. Quando è tornata mia mamma le ho detto che avevo un problema con mio marito e quindi dovevamo fare i bagagli perché dovevo tornare. Le ho spiegato quanto era successo. Lei era più sconvolta di me. Abbiamo preparato tutto e siamo tornati a casa.
Alla sera abbiamo cenato noi quattro facendo finta di niente, abbiamo messo a letto i bambini e ci siamo messi al tavolo in sala a parlare. Non c’era molto da dirsi. Mi ha detto che era innamorato e che voleva andare a vivere con lei. Dovevo solo dargli il tempo di trovare una casa e dovevamo metterci d’accordo per i bambini. Così, di punto in bianco. Gli ho chiesto cos’era successo, gli ho chiesto perché era successo. Mi ha risposto che non era felice con me da anni. Mi sono infuriata: se era vero che non era felice, perché non mi aveva mai detto niente? E tutti i suoi valori, il matrimonio, la famiglia, dove erano finiti? Mi ha detto che voleva divertirsi e voleva godersi la vita, che era diventato egoista e che io dovevo accettare il suo cambiamento! Gli ho chiesto se aveva pensato ai bambini, come poteva infliggere loro un tale dolore. Non ho mai avuto risposte sensate. E’ stato come quando si lascia una ragazzina a 15 anni, non una moglie con due figli dopo tanti anni insieme.
Sono stata una settimana sotto shock. Ricordo che portavo a scuola i bambini e non mi capacitavo di quello che stava succedendo. Ma ho capito che non avevo tempo da perdere, sono andata subito da un avvocato per capire come potevo tutelare me e i bambini, per sapere come funziona in questi casi. Mio fratello è sempre stato al mio fianco. Mia mamma anche. La loro presenza è stata preziosissima.
Mio marito è passato dal dirmi le cose più assurde – che se lo buttavo fuori di casa gli dovevo pagare il 50% dell’albergo, che per i successivi 5 anni dovevo tenere io i bambini perché erano piccoli (2 anni e mezzo e 6 anni) e avevano bisogno della mamma – a volerli improvvisamente portare subito a casa sua, con la sua nuova compagna. Un’incoerenza totale su tutto!
Vedendo che nessuno dei due era lucido, suo fratello ci ha suggerito di andare da una psicologa, e per fortuna lui ha accettato. Così ci siamo fatti consigliare su come spiegare ai bambini quello che stava succedendo, come dirgli che il papà sarebbe andato a vivere in un’altra casa.. Questo è stato di grande aiuto a entrambi, perché davanti a lei riuscivamo a comunicare, nonostante la mia rabbia, la mia delusione, le mie ferite, mentre lui faceva pure l’arrogante accusandomi che non lo capivo.
Farci guidare da una persona obiettiva e competente è stata la salvezza del nostro rapporto genitoriale, perché il bene dei nostri figli era comunque la priorità per entrambi.
Da sempre gli dicevo che se mi avesse tradita anche solo una volta, tra noi sarebbe finita subito. Ebbene, quando mi ci sono trovata, ammetto che lo avrei persino perdonato se mi avesse detto che era stato uno sbaglio, ero pronta a dargli un’altra possibilità, quanto meno per i nostri figli. Ma lui era deciso, non c’era possibilità di recupero del nostro rapporto; ho capito in fretta che l’avevo davvero perso. Nonostante il dolore e lo sgomento, non mi sono mai pianta addosso, mi sono rimboccata le maniche, e mi sono informata con amici e professionisti per capire quale fosse la soluzione migliore per i bambini per quanto riguarda il tempo da trascorrere con i due genitori e siamo incredibilmente riusciti a trovare un accordo consensuale.
Dopo tre settimane dalla fatidica telefonata intercettata per sbaglio, all’ennesima volta in cui mi ha detto che sarebbe tornato tardi, gli ho detto di fare le valigie prima di uscire e di non tornare più a casa. E così è stato: in tre settimane se ne è andato di casa. Ricordo lo strazio di quel giorno: era un sabato mattina, lui ha fatto le valigie in casa da solo, io piangevo al supermercato mentre facevo la spesa solo per noi tre, e poi sono andata da mia mamma a sfogarmi, mentre mio fratello teneva i bambini, distraendoli facendoli giocare. Ma poi ho dovuto trovare il coraggio di essere forte; i bambini sarebbero tornati per pranzo, e io dovevo mostrarmi serena e allegra per loro.
Per la prima settimana abbiamo detto ai bambini che il papà andava via per lavoro, perché io dovevo avere il tempo per assorbire il colpo, per poter poi avere la forza di sorreggere loro. Il sabato successivo è tornato e insieme abbiamo detto ai bambini che il papà sarebbe andato a vivere in un’altra casa perché non era più innamorato della mamma, che gli dispiaceva tantissimo lasciarli ma che aveva deciso così. È stato lui a parlare, perché la decisione era sua. Ricordo la reazione del più grande, che ha detto “Avevo capito che c’era qualcosa di strano perché non vi davate più i baci”. Per il resto sembravano tranquilli, gli abbiamo detto che il papà sarebbe stato con loro una sera in settimana, ma a casa nostra, e che sarebbe stato con loro tutti i sabati, ma sempre a casa nostra.
All’inizio io mi ero fermamente opposta al fatto di dire subito ai bambini che il papà andava a vivere con un’altra donna e volevo che aspettassero a conoscerla. Ma ben presto ho dovuto cambiare idea perché all’inizio di febbraio il mio ex marito mi ha detto che aspettavano un figlio. A questo punto mi sono dovuta arrendere, i miei bambini avrebbero dovuto conoscere lei e avrebbero dovuto sapere che a settembre sarebbe nata una sorellina. Era meglio per loro che si abituassero gradualmente all’idea della nuova nascita, ed era bene che vedessero il pancione crescere per rendersi conto meglio di quello che stava succedendo.
Ovviamente anche questa notizia mi ha inizialmente sconvolto, non solo perché mi disturbava il fatto che il mio ex-marito avesse un figlio con un’altra donna, ma anche perché mi si ripresentava davanti la stessa situazione che avevo vissuto da ragazzina, con mio padre che aveva avuto una figlia dall’amante. Non ci potevo credere! Nonostante la rabbia, anche di fronte a questa notizia ho cercato di essere il più lucida e razionale possibile, ho messo da parte il mio dolore perché sapevo che i bambini avrebbero avuto bisogno di tutto il mio sostegno e sapevo che io potevo capirli meglio di chiunque altro, perché anch’io ci ero passata.
Questa è stata la mia motivazione; in tutto quello che facevo, dicevo, decidevo, mi sono sempre focalizzata solo sul bene dei miei figli e questa è stata la mia salvezza. Ho lasciato da parte la rabbia verso il mio ex marito, anche se ovviamente ci sono state delle belle litigate, con dei sani insulti, e ho sempre cercato la via della collaborazione, perché la cosa ancora peggiore che poteva capitare ai miei figli era trovarsi nella bufera di litigi tra i loro genitori.
A quel tempo io lavoravo da casa e facevo la traduttrice. Stavo tutto il giorno in casa e mi occupavo dei bambini, non avevo un minuto libero, ed era tutto molto faticoso e impegnativo. Il sabato poi dovevo trovarmi qualcosa da fare per lasciare la casa libera ai bambini per stare col padre e così ho iniziato a vedere le amiche che a turno mi facevano compagnia, a fare dei giri con mia mamma o da sola, a inventarmi sempre qualcosa per riempire il tempo e il vuoto che sentivo dentro. A fine febbraio sono andata una settimana in montagna con i bambini, con una mia amica e la sua famiglia. Avevo ancora momenti di estrema malinconia ma in quella vacanza c’è stata la svolta: ho capito che io e i bambini potevamo essere felici anche da soli, che noi tre bastavamo per dare un senso alla mia vita e ho capito che ce l’avremmo fatta, che insieme avremmo superato qualunque difficoltà!
Sono tornata da quella vacanza con una nuova carica. Ho iniziato a cercare lavoro e a maggio ho iniziato un nuovo lavoro in ufficio, per di più per una posizione che non avevo mai ricoperto, quindi avevo tanto da studiare e imparare. Ma ho accettato la sfida e ce l’ho fatta. Dopo un contratto a termine mi hanno confermata! E avere un lavoro che impegnava la mia mente è stato un toccasana per non continuare a rimuginare su quello che era successo e sul menefreghismo del mio ex marito nei confronti di tutto e di tutti. Pensavo solo ai miei bambini e al mio lavoro. Alla sera arrivavo talmente stanca che non avevo la forza per altri pensieri.
Col passare del tempo la rabbia è diminuita e il rapporto col mio ex marito è diventato sempre meno teso. Io ho smesso di soffrire quando lo vedevo e anche quando è nata la bambina ho vissuto la cosa abbastanza serenamente. Anzi, il sabato lui veniva a prendere i nostri figli sempre con la piccolina e i miei figli ci tenevano che la vedessi e la salutassi. Il loro modo innocente di vivere la situazione mi ha sempre dato la forza per viverla serenamente anch’io, perché la mia unica preoccupazione era che loro stessero bene, che fossero sereni nonostante tutto, che si sentissero amati da entrambi.
Dopo tre anni dalla separazione il mio ex marito ha avuto un altro bambino e, quando mi ha dato la notizia della gravidanza, stavolta ne sono stata felice. E anche i miei figli erano entusiasti, soprattutto perché arrivava un fratellino! E infatti la nascita di questo bambino ha ristabilito gli equilibri a casa del padre, perché il mio grande si occupava dell’ultimo nato e gli altri due giocavano insieme.
E adesso che questo fratellino ha 4 anni e mezzo mi ha persino chiesto se può venire a dormire una volta a casa mia con i suoi fratelloni: i miei figli ne sarebbero felici, e io ovviamente ho detto che lo inviteremo volentieri.
La cosa che più mi è dispiaciuta di tutta questa situazione e del fatto che il mio ex marito si è ricreato un’altra famiglia è che questo l’ha parecchio distratto dai bisogni dei miei figli e per molti anni è stato assente dalle loro vite; infatti, anche se li vedeva nei weekend, non veniva alle feste a scuola e non era presente alle loro feste di compleanno. Alla fine ad un certo punto ha cambiato atteggiamento, un po’ perché io l’ho preteso, un po’ perché forse ha capito cosa si stava perdendo; fatto sta che ha iniziato a essere un po’ più presente e partecipe. E questo ovviamente per i miei figli è stato importantissimo.
Adesso abbiamo un figlio nel pieno della contestazione adolescenziale, con crisi di rabbia molto violente che l’anno scorso hanno messo me molto a dura prova e quest’anno stanno mettendo a dura prova il padre, perché sta contestando la sua compagna. In entrambi i casi però l’unica soluzione è stata quella di far fronte comune noi genitori, per aiutare, capire e supportare nel migliore dei modi nostro figlio che era in grande difficoltà. E in questa fase credo che il mio ex marito abbia iniziato finalmente a rivalutarmi e forse si è reso conto di tutto il lavoro che ho fatto per i nostri figli in questi anni, senza mai lamentarmi e cercando di far avere ai bambini sempre un’immagine positiva del padre, anche se ovviamente di motivi per parlarne male ne avrei avuti parecchi, ma questo atteggiamento non avrebbe giovato a nessuno, e soprattutto non avrebbe fatto bene ai bambini. Ecco, forse è proprio questo che ho fatto in questi anni dalla separazione: ho sempre cercato di creare armonia tra me, il mio ex marito e i nostri figli, anche se questo mi ha costretto a ingoiare rospi giganti, ma il benessere e la serenità dei miei figli è sempre stata la cosa più importante!
Oggi posso dire che dall’esperienza della separazione ne sono uscita più forte, più sicura di me, più coraggiosa. Ho dovuto crescere i miei figli quasi da sola, ho dovuto decidere per loro, ho dovuto essere il loro esempio. E con loro ho potuto creare un rapporto speciale, siamo diventati una squadra molto unita, ci siamo sempre sostenuti a vicenda e abbiamo vissuto anni bellissimi, nonostante il dolore per quello che era successo. Avrò fatto milioni di errori, ma ho sempre cercato di fare del mio meglio, e soprattutto quello che pensavo fosse meglio per loro! Solo il tempo dirà se ho fatto un buon lavoro! Per ora sono già contenta di essere riuscita a farli crescere senza fargli sentire il conflitto tra i genitori, anche se non è stato facile, soprattutto all’inizio, soprattutto per me.
All’inizio, infatti, io ero arrabbiatissima col mio ex marito: per mesi ho sognato di picchiarlo per quello che mi aveva fatto, per aver abbandonato me e i bambini. I primi tempi che mi ritrovavo da sola senza i bambini c’era solo il vuoto intorno a me, ma poi piano piano ho iniziato a pensare che loro erano felici con il loro papà e io ho iniziato a stare più serena e ho iniziato a usare il poco tempo libero che avevo per rilassarmi, per prendermi cura di me, per uscire con qualche amica, per leggere un libro, per vedere un film. Piano piano ho iniziato anche ad apprezzare il tempo libero che avevo, e soprattutto ho imparato a stare da sola, cosa che per me era sempre stata molto difficile. Sono andata avanti così per quattro anni e avevo trovato la mia serenità.
Poi grazie a un’amica ho scoperto che esisteva un mondo di gente separata: OP! Mi sono iscritta, fidandomi della mia amica, e mi sono subito lanciata a frequentare un sacco di eventi. Ho conosciuto tantissime persone e ho stretto delle amicizie profonde. Ho sentito tantissime storie e ho capito che potevo ritenermi fortunata, perché tutto sommato con il mio ex ho sempre avuto un rapporto civile, perché i miei figli non hanno avuto problemi particolari con la compagna e gli altri figli del padre, perché tutto sommato abbiamo vissuto tutti in un clima sereno. Con OP la mia vita ha subito una svolta incredibile: ho iniziato a non essere mai a casa quando ero senza bambini, ma ho fatto anche tantissimi eventi e vacanze meravigliose con i miei bambini e i loro amici di OP!
Mio figlio più piccolo, che in prima elementare si lamentava di essere l’unico sfortunato della sua classe ad avere i genitori separati, grazie a OP ha scoperto che ci sono tantissimi bambini con i genitori separati e ha trovato anche diversi bambini con fratellini nati da uno dei due genitori dopo la separazione, e così ha smesso di sentirsi diverso e soprattutto sfortunato. Quindi OP è stato anche terapeutico!
E io, dopo tanti anni che sono stata da sola, ho anche incontrato una persona che mi ha fatto di nuovo innamorare, con cui condivido tutte le mie passioni, con cui passo il tempo quando siamo senza figli, che mi ha fatto tornare l’entusiasmo di quando avevo 20 anni, ma con la maturità di chi di anni ne ha 40! E, anche se non viviamo insieme, stiamo talmente bene insieme che siamo riusciti a creare un’armonia tra noi anche quando abbiamo i figli, riuscendo così a stare tutti insieme in modo molto piacevole e armonioso; insomma, abbiamo trovato un nostro equilibrio in una situazione che mai avrei immaginato di vivere, ma che dopo tutto non è male!
E a questo punto mi trovo anche a ringraziare il mio ex marito perché la decisione che lui ha preso anni fa, ferendomi tantissimo e facendomi soffrire tantissimo, alla fine mi ha reso una persona più forte, più coraggiosa ma soprattutto mi ha dato la possibilità di essere più felice!
E devo ammettere che sono convinta che se sono riuscita a superare il dramma della separazione a testa alta, in parte è stato dovuto agli insegnamenti che da ragazza ho ricevuto da mio padre, che mi ha insegnato a essere forte e che non bisogna mai arrendersi, che c’è sempre una soluzione per tutto, che non bisogna scoraggiarsi e che bisogna lottare sempre. E sicuramente anche l’aver già vissuto una situazione molto simile e un po’ fuori dagli schemi con la mia famiglia d’origine mi è stato d’aiuto per gestire la separazione con molta lucidità e razionalità; come dire, ci sono già passata quindi non mi spavento, anche se ovviamente in questi otto anni sono stati tantissimi i momenti di incertezza e di difficoltà. Ma non ho mai mollato e non ho nessuna intenzione di farlo, perché di strada ce n’è ancora tanta da fare!